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Con la rivoluzione neolitica, circa 10.000 anni fa, inizia la prima grande vittoria dell’uomo sull’ambiente per ciò che riguarda lo sfruttamento delle terre e degli animali. L’uso di vere e proprie pratiche agricole e la domesticazione di una sempre più ampia tipologia di animali consente all’uomo di sedentarizzarsi e di organizzare le prime forme di controllo e distribuzione delle risorse:  la storia dell’uomo è una progressiva crescita, nello spazio e nel tempo, delle sue capacità di sfruttare il territorio, modificarlo con la costruzione di città e strade. Il rapporto tra i popoli si configura già come una dinamica di “scontri” e “incontri” in cui giocano un ruolo determinante le frontiere, ora  i mari ora i fiumi ora le catene montuose: popoli sedentari e popoli nomadi, città e campagne, colonizzazioni e nuove scoperte geografiche. L’agricoltura resta per tutta la storia antica e medievale la regina incontrastata delle attività umane, il settore in cui trovano applicazione le conoscenze scientifiche e tecnologiche e in cui il potere politico, economico e religioso trova la sua legittimità. Chi occupa o possiede le terre, e in certi casi le terre migliori, è colui che detiene il potere. Nello stesso tempo, colui che controlla il luogo di frontiera è in grado di condizionare gli scambi e il progresso delle civiltà. Pensiamo al ruolo di Roma nella storia antica o il ruolo di Costantinopoli nella storia medievale. La parola d’ordine dell’età moderna è però la rivoluzione. Con le scoperte geografiche gli orizzonti si allargano, gli spazi diventano sconfinati e se da un lato la vecchia Europa è terreno di scontro sui grandi principi dell’uguaglianza e della libertà di tutti gli uomini, dall’altra le frontiere si spostano verso gli oceani e i nuovi continenti che diventano un immenso mercato internazionale e poche grandi potenze europee ne detengono il controllo. Lo sfruttamento delle materie prime e del lavoro degli uomini, spesso in condizioni di schiavitù, si ripresenta nella storia, questa volta su larga scala e, al passaggio dall’età moderna all’età contemporanea, all’interno dei processi di industrializzazione. L’aumento delle produzioni che ne deriva  però, non corrisponde ad un maggiore accesso alle risorse da parte della popolazione – che è triplicata negli ultimi settanta anni – e nemmeno lo sviluppo delle comunicazioni è in grado di accrescere la consapevolezza degli squilibri alimentari del mondo e l’attuazione di politiche alternative.

 

CONTRIBUTI DIDATTICI

Alcune classi del nostro liceo, guidati dai docenti, hanno sviluppato dei percorsi didattici di approfondimento sul tema dell'Expo 2015.
Buona visione.

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